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Giugno 1, 2024Basta dare uno sguardo ai forum, specie quelli che si occupano di lavoro, per leggere domande come questa: ” Ho problemi di salute e voglio cambiare mansione lavorativa. Lo posso pretendere? “. Noi di studio LARS risponderemo proprio a questo quesito ma prima è doveroso un riferimento all‘articolo 2103 comma 1 del codice civile che dispone: ” Il lavoratore deve essere adibito alle mansioni per le quali è stato assunto o a quelle corrispondenti all’inquadramento superiore che abbia successivamente acquisito ovvero a mansioni riconducibili allo stesso livello e categoria legale di inquadramento delle ultime effettivamente svolte”.
Il medico, per non compromettere ancora di più la salute del lavoratore, già messa duramente alla prova da una brutta malattia, consiglia di cambiare mansioni lavorative. Il panico prende il sopravvento nel lavoratore che si chiede: ” Devo dirlo o no al mio datore di lavoro?”. La paura è quella di essere licenziato. Conoscere quello che dice la legge è essenziale, proprio per capire come comportarsi, senza cadere in inutili allarmismi.
Quali sono i diritti del lavoratore?
Un lavoratore che, a causa di una patologia, non è più in grado di svolgere il proprio lavoro, può essere licenziato o ha diritto a ricevere un’altra mansione, sempre nell’azienda in cui lavora? Prima di rispondere a questa domanda, noi di studio LARS facciamo delle doverose osservazioni. In un’intera carriera lavorativa, può capitare che un lavoratore si trovi in condizioni di difficoltà fisiche e psicologiche, sapendo bene che , specie per determinati tipi di lavoro, il fattore temporale e, soprattutto, alcune patologie che possono sopraggiungere, rendono impossibile o difficoltoso lo svolgimento delle mansioni di sempre. Cosa succede in questi casi?
Se la patologia causa un’ infermità permanente del lavoratore, il datore può licenziarlo ma prima deve assicurarsi che si possa adibirlo ad un’altra mansione, ossia deve garantirsi che non ci siano posti liberi o vacanti, delle mansioni compatibili con la professionalità e le competenze della persona invalida.
Se sopraggiunge un’improvvisa inidoneità fisica del lavoratore, si può approfittare del motivo giustificato oggettivo. L’obbligo dell’azienda di riqualificare il collaboratore non è presente nelle leggi, ma è frutto di un’interpretazione dei giudici e viene definito ripescaggio o repechage.
Il ripescaggio
Il datore di lavoro, come noi di Studio LARS precisiamo, ha l’obbligo di verificare la possibilità di impiegare ancora il lavoratore all’interno della sua azienda, in caso di posti liberi e di posizioni aperte. In questo modo il lavoratore non viene licenziato ma riqualificato nella ditta stessa. Se ci sono posti liberi, il datore di lavoro può offrire al proprio impiegato una mansione inferiore a quella nella quale è inserito (demansionamento per motivi di salute).
L’operaio non può essere licenziato in tronco, questo è vero, ma il suo superiore non ha l’obbligo di provvedere economicamente alla sua formazione, e non deve pagare le spese di un’eventuale upgrade che lo riqualifichi all’interno dell’azienda. Questo è a carico esclusivamente del lavoratore.
Si può ricevere un cambio di mansione se nella fabbrica in cui si lavora, si sta molte ore in piedi o si devono sopportare carichi troppo pesanti e condizioni rischiose per la salute dell’individuo. Se possibile, l’imprenditore effettua un mutamento di mansioni, spostando il lavoratore in un ufficio o in un altro contesto idoneo alle sue esigenze. In sintesi: dovrebbe prevalere il buon senso sia per il lavoratore che per il datore di lavoro, sia nella valutazione delle mansioni adeguate, che nel prendere atto della loro effettiva mancanza.